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I cambiamenti nella comunicazione del nuovo millennio

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il boom dei social netwokLa comunicazione è una delle facoltà umane più sviluppate e, nel corso del tempo, i modi e i tempi della nostra comunicazione sono andati cambiando, seguendo l’andamento della tecnologia che ci ha portato dai racconti orali alle pergamene, dagli amanuensi alla stampa e fino ai giornali, alla tv e ai social network. Se c’è qualcosa di valido che può essere usato come specchietto per osservare la nostra storia questo sicuramente è la comunicazione.

L’avvento delle nuove tecnologie ha modificato il modo in cui comunichiamo, e anche i contenuti che scegliamo di condividere con gli altri. All’apparenza viviamo in una società in cui tutti sembrano libri aperti. I post su Facebook, le foto caricate su Flikr, i video di Youtube, raccontano con diversi metodi la nostra vita e la nostra realtà e chiunque, in qualunque parte del mondo, può vedere tutto e sapere tutto, questo è il potere della comunicazione nei social network.

La comunicazione e la rete: i cambiamenti e le nuove tecnologie

Non c’è un filtro nella creazione di contenuti, e non c’è un filtro nella ricerca di questi contenuti. Quello che si accumula giorno dopo giorno in Rete è un infinito catalogo di situazioni, parole, pensieri, sentimenti che è a disposizione di tutti in ogni momento. Ma quello che comunichiamo al mondo, il messaggio che mandiamo è davvero la realtà?

Tra i cambiamenti nella comunicazione avvenuti negli ultimi anni, c’è sicuramente quello che andiamo a comunicare, oltre che i metodi e i tempi della comunicazione. La possibilità di dire e pubblicare tutto ciò che vogliamo è per alcuni, uno stimolo a raccontare in ogni momento, con testi o più spesso con immagini, i più piccoli avvenimenti a discapito, a volte, di un po’ di sana privacy.

Una caratteristica che spicca è sicuramente la velocità che rende la comunicazione sincopata e a volte sgrammaticata. I telefoni cellulari ci hanno abituato a comunicare per iscritto, con un numero limitato di caratteri a disposizione. Conseguenza di ciò, sono le abbreviazioni, l’uso dei segni diacritici e di interpunzione, per disegnare sentimenti e concetti che, a parole, occuperebbero troppo spazio.

Alcuni storcono il naso al proliferare dei “ke”, ma vale la pena ricordare che questo genere di forme, non è del tutto estraneo alla lingua italiana. Quando l’italiano cominciava a formarsi, infatti, non era insolito scrivere il “che” usando la k per ricreare, su carta, il suono della c dura. A parte le motivazioni storiche, rimane comunque sciocco opporsi ai cambiamenti della lingua e rimpiangere il passato, che sembra sempre glorioso e bello, contro un presente che si va imbarbarendo.

I cambiamenti del linguaggio, le abbreviazioni e le emoticon

 

abbreviazioni di testoNon possiamo giudicare i cambiamenti della lingua con un metro del bello o del brutto, e soprattutto piangere la morte della stessa. principalmente perché non sappiamo quanti e quali cambiamenti entreranno a far parte nel nostro quotidiano. La velocità, le abbreviazioni, l’uso delle emoticon, sono le caratteristiche ora più evidenti della comunicazione quotidiana non ufficiale.

Il problema forse, se di problema possiamo parlare, è che si fa sempre più sottile, soprattutto per le generazioni più giovani, il confine tra comunicazione ufficiale e non ufficiale e di conseguenza manca la percezione di cosa sarebbe lecito scrivere su un tema scolastico per esempio e cosa è concesso su uno status di Facebook. I ragazzi vanno accompagnati in questo momento di transizione, ed è importante che comprendano a distinguere i diversi piani di comunicazione.

La diffusione planetaria di internet ha portato a una generale democratizzazione della comunicazione che, a sua volta, ha reso meno marcata la percezione tra lo spazio privato in cui possiamo parlare e scrivere in modo non sorvegliato, e lo spazio pubblico e formale in cui ci si aspetta da noi un certo modo di esprimerci più pulito e controllato. Per molti, i social network, sono uno spazio pubblico e chi non è in grado di esprimersi nel cosiddetto italiano corretto è visto come inferiore.

La lingua, pur con tutti i cambiamenti che sono avvenuti e stanno continuando ad avvenire, rimane un metro di giudizio con cui decidiamo se una persona può o meno entrare a far parte della nostra vita, che si tratti di quella reale o di quella di Facebook. È chiaro, però, come si stia riducendo il numero di parole che usiamo per esprimerci, e stia di contro aumentando il numero di immagini e di suoni.

Un’immagine vale più di mille parole e, nel mondo frenetico in cui ci troviamo ora è un mezzo ineguagliabile per esprimere anche concetti molto complessi. Forse, andando avanti, riscopriremo il valore del tempo e della parola scritta, o finiremo con l’usare una serie di ideogrammi che mescoli l’immagine e la parola. Quello che non passerà mai è il nostro bisogno di comunicazione.


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